Immobile salterà gli impegni contro la Nazionale e anche la partita contro la Juventus. Gli altri centravanti a disposizione del c.t. Roberto Mancini non convincono. Ecco che, per battere la Svizzera e ipotecare la qualificazione a Qatar 2022 ci sarà bisogno di Federico Chiesa. L’urlo di Caressa durante gli Europei in favore del “figlio di Enrico” è il mantra che accompagna Juventus e azzurri da ormai 16 mesi: la Chiesa al centro del villaggio. Come a constatare la realtà delle cose: Federico è fondamentale. Dal suo approdo a Torino – per forza di cose – è diventato più sicuro, più maturo e il suo processo di crescita, ancora non completo, continua ad andare nella direzione giusta di giorno in giorno. Secondo alcuni, Chiesa può essere un centravanti, in realtà il meglio lo dà partendo dall’esterno con strappi in grado di lasciare indietro qualsiasi avversario. Alcuni difetti tecnici vanno limati e per fare il centravanti avrebbe bisogno di una squadra che riparte in contropiede, mentre l’Italia domina il gioco grazie alla qualità di cui dispone in mezzo al campo. All’interno del gruppo azzurro nessuno ha le sue caratteristiche: il primo scatto fa impressione ma è nella progressione che si realizza quanto sia micidiale per resistenza e volontà. Tre gol in 13 partite sono un bottino magro per un giocatore del suo talento.
La natura di Federico Chiesa

Genuino nel suo sacrificarsi sempre, anche quando Allegri gli chiede di ripiegare in fase difensiva per coprire i buchi lasciati da una mediana non troppo devota alla copertura. Primordiale e con istinto animale quando ha la palla tra i piedi e un’ampia porzione di campo davanti a sé. La heatmap delle sue ultime uscite con la maglia bianconera è significativa: ala destra e sinistra, esterno di centrocampo destro e sinistro, prima punta o seconda punta. Comunque vada, qualsiasi villaggio li si costruisca intorno, Chiesa rimane la pedina centrale. Domani sera all’Olimpico l’arduo compito di essere la scheggia impazzita pronta a scardinare la difesa elvetica che non dovrà preoccuparsi dell’ingombrante presenza di Ciro Immobile. Il numero 14 della Nazionale, per quanto fatto vedere merita una grande serata nello stadio in cui, una volta terminati gli impegni per Qatar 2022, tornerà per affrontare la Lazio in campionato e anche lì sarà richiesta la sua miglior versione.
L’evoluzione del 7 è il 14

Può e deve segnare di più. Continua ad essere questo il bridge che lega e accompagna le tante analisi su Federico Chiesa. Gli si chiede, per ciò che ha fatto vedere, di riformare il ruolo del “7” diventando un “numero 14” (la versione ammirata all’Europeo). Aggredire e occupare le traiettorie centrali senza perdere la capacità di strappare in maniera intensa e continua. Razionalizzare l’istinto causa dei pro e dei contro nella sua carriera fino a questo momento. Intanto, seguendo i multipli del 7, ieri Federico ha donato la sua prima maglia azzurra, al Museo del Calcio di Coverciano, la numero 21. Nella Juventus il numero scelto è il 22 in una progressione tecnica e numerica che continua, senza sosta, ad ogni nuovo villaggio.