Si era atteso questo match come fosse una finale, pronosticando qualunque tipo di esito, ragionando su come sarebbe potuta andare in caso di successo di una o dell’altra squadra. Alla fine, come spesso accade, la logica si è messa da parte, lasciando interamente spazio al campo, che ha emesso un verdetto per certi versi surreale, ma che la dice lunga su come ci sia, ad oggi, una formazione da cui ogni inseguitrice è distante anni luce: il Napoli devasta senza pietà la Juventus, si rende protagonista di una prestazione sontuosa e conclude la partita con il risultato di 5-1. Con ogni probabilità, nessuno avrebbe mai potuto immaginare un punteggio del genere: neanche nei sogni migliori, e dall’altra parte nemmeno nel peggior incubo, si sarebbe potuto ipotizzare che uno scontro diretto per la vetta della classifica si concludesse in tal modo. E invece, così avviene: ciò fornisce chiare risposte su come, in questo momento, ci sia una forza predominante nel campionato italiano, che lancia un segnale netto a tutti, semmai qualcuno si fosse illuso di poter rimontare sul podio. Spalletti demolisce Allegri, il rettangolo verde ha espresso il proprio decreto. Fine della corsa, dunque, per la Vecchia Signora: da adesso in poi, gli obiettivi andranno inevitabilmente ridimensionati.
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Napoli-Juventus 5-1, i Top
Di Maria, segnali di leadership

In una notte in cui l’oscurità ha fatto da padrona nel mondo bianconero, l’unico motivo per cui si può abbozzare un sorriso è la prestazione in campo di Angel Di Maria. L’argentino apre un piccolo squarcio di luce nell’oblio del Maradona, pur poi dovendosi altrettanto arrendere al volere del destino nefasto. Finalmente, al termine di un lungo periodo in cui critiche e infortuni hanno fatto da scenario intorno alla sua figura, l’argentino ha dato prova di esserci ancora, di sentirsi attualmente ben calato nella parte e pronto a fornire ben più che un apporto elementare alla causa. Il Fideo, nonostante la terribile sconfitta, ha mandato ad Allegri e ai compagni incoraggianti segnali di leadership: con il suo talento, soprattutto in occasione delle grandi sfide, in cui la pressione può giocare brutti scherzi, è ancora totalmente in grado di mettersi la Juventus sulle spalle e accendere la luce. Non a caso, è proprio lui a mantenere vive le speranze nella prima frazione di gioco, con il sinistro a giro che buca Meret e accorcia momentaneamente le distanze. La sua rete, la prima dopo quella al Sassuolo del lontano 15 agosto, potrebbe finalmente aver aperto le porte di un nuovo inizio, più propositivo, della sua avventura in Italia. Aldilà della marcatura, poi, si rivela l’uomo più servito, dal quale parte ogni accenno di azione pericolosa: suo malgrado, però, in una debacle di tale portata, risulta da solo a predicare nel deserto, ma i sentori per l’imminente futuro sembrano positivi.
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Milik affidabile, Chiesa in crescita

Sebbene non si possa parlare propriamente di Top, nella notte più buia della stagione bianconera, oltre Di Maria, a salvarsi sono in pochissimi. In parte riesce ad incidere Arkadiusz Milik, che nonostante la sonora sconfitta riesce comunque a dimostrarsi una pedina sempre affidabile: il polacco, come spesso accade, lavora di sponde e proprio in questo modo riesce a servire l’assist per il Fideo, che accorcia le distanze nel primo tempo e mantiene vive le speranze per la manciata di minuti conclusivi della frazione di gioco. Il feeling tra i componenti del reparto offensivo non manca, questo è un ottimo segnale in vista dei prossimi impegni, nei quali sarà essenziale rialzare immediatamente la testa per non vedere sgretolarsi tutto ciò che di buono è stato costruito fin qui. E per farlo, oltre a ritrovare la solidità difensiva, serviranno i gol degli attaccanti: non mancheranno di certo i rimpianti ad Arek, che se avesse indirizzato meglio quel colpo di testa al 26′, pur non essendo semplice riuscirci, avrebbe potuto far virare la gara su un’altra rotta. Oltre al numero 14, non avrebbe potuto esserci un esordio peggiore dal primo minuto per Federico Chiesa: il talento bianconero torna da titolare proprio in quello stadio in cui aveva segnato il suo ultimo gol prima del lungo infortunio, ma come tutti deve fare i conti con il tremendo verdetto del campo e la netta superiorità del Napoli sulla Juventus. Nonostante ciò, ha dato prova di avere ancora nelle gambe le giocate che lo hanno reso protagonista, anche se è evidente di come la forma migliore sia ancora tutta da ritrovare.
Napoli-Juventus 5-1, i Flop
Bremer, l’incubo Osimhen si ripete

In una sconfitta di tale portata non esiste un capro espiatorio, tutti sono in un certo qual modo colpevoli, seppur non sia neanche corretto parlare di colpe, poiché la Juventus ha fatto il possibile, ma questo Napoli è davvero infermabile al cospetto di qualsiasi avversaria. Tuttavia, sfortunatamente è Gleison Bremer ad occupare la prima pagina nel capitolo dei Flop: il centrale bianconero è autore di una prestazione più che deludente, si sgretola del tutto di fronte alla potenza devastante di Osimhen, che gli causa nuovamente gli incubi dopo averlo fatto già ammattire durante la scorsa stagione, quando vestiva la maglia del Torino. Probabilmente, visto il livello clamoroso raggiunto dal nigeriano, qualsiasi difensore sarebbe impotente di fronte a lui, ma in questo caso tocca al brasiliano subire quella che è stata, senza giri di parole, una vera e propria umiliazione. Gli errori del pacchetto arretrato verdeoro sono stati evidenti, le continue sbavature nella gestione di palloni solitamente semplici hanno concesso praterie che i partenopei hanno sfruttato in maniera perfetta e spietata. Le responsabilità, per l’appunto, non sono da additare solamente al numero 3 bianconero, semmai all’intero reparto: anche Danilo e Alex Sandro si rendono autori di una prestazione opaca. Ci si prova, ma di fronte a Kvaratskhelia e compagni, in una serata di grazia per loro, si può fare ben poco.
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Fragilità generale, lezione di calcio di Spalletti

Al termine di un periodo contrassegnato solamente da vittorie, clean sheet e ambizioni ritrovate, alla fine ogni speranza finisce per capitolare in maniera a dir poco terrificante. La Juventus torna improvvisamente quella di Haifa, annichilita dall’inizio alla fine da una squadra che ha mostrato una superiorità evidente sotto ogni punto di vista e che, arrivati a questo punto, merita ampiamente i dieci punti di vantaggio e il conseguente trionfo nel campionato di Serie A. La fragilità generale accompagna i bianconeri nel tanto atteso scontro diretto, dimostrando come la Vecchia Signora si sgretoli non appena si imbatta di fronte ad un avversario maggiormente preparato, capace di portarsi in vantaggio di una o più reti. Questo era un problema già mostratosi in avvio di stagione e che, evidentemente, non è ancora stato sanato del tutto. I bianconeri non riescono a sbrogliare le situazioni più complicate, andando incontro a crolli emotivi senza precedenti nel momento in cui le circostanze si presentano in salita. Spalletti rifila una vera e propria lezione di calcio ad Allegri, la notte del Maradona è per il Napoli un atto di meritatissima consacrazione. Per Madama, invece, non può che rappresentare l’ennesimo nuovo inizio, una seconda risalita da quel fondo che sembrava ormai solo un incubo lontano. Dagli sbagli si dovrà reimparare, anche queste sconfitte, un domani, potranno essere fondamentali per forgiare un animo vincente e superiore ad ogni altro.