“Ho trascorso più tempo della mia vita qui che nel mio Paese d’origine“, ha detto qualche giorno fa Pavel Nedved alla presentazione del docu-film “All or nothing Juventus“, che lo ritrae a un certo punto mentre si racconta immerso nel verde del parco della Mandria, quel luogo che per lui è casa da vent’anni. E come dare torto all’ex Pallone d’oro giunto in Italia nell’estate 1996 per indossare la maglia della Lazio, prima di trasferirsi alla Juventus nell’estate 2001: la metà dei suoi anni li ha vissuti da protagonista assoluto nel calcio italiano. Curioso anche il suo passaggio da Roma a Torino.
Furia ceca

Diventa un giocatore della Lazio nell’estate 1996 per nove miliardi delle vecchie lire, Nedved non perde tempo nel mettere in mostra le sue qualità tecniche e anche umane. E se quanto fatto sul campo nei suoi anni in biancoceleste si racconta attraverso i successi conquistati, uno scudetto, due coppe Italia, una Supercoppa italiana, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa UEFA, l’ integrità morale del personaggio si percepisce dai rapporti ancora oggi intatti con i suoi ex compagni di squadra. La dirigenza della Juventus lo mette nel mirino nell’estate 2001, molto simile a quella a quella appena passata per due aspetti in particolare, la cessione di Zidane e il ritorno di Lippi dopo un paio di stagioni deludenti.
L’aneddoto e l’arrivo

Nedved a Roma sta bene ed è il beniamino del popolo laziale. La Juventus, comprende che la trattativa non sarà facile sin dal primo contatto, perché il calciatore stesso rifiuta di aprire un dialogo per il suo trasferimento a Torino, la scena si replicherà più volte. A quel punto Moggi, facendo leva sulla passione di Nedved per il golf, lo invita comunque a raggiungere Torino solo per visitare i campi della Mandria. E lo fa cadere nella trappola. Il dirigente bianconero architetta il piano: informa qualche giornalista della visita segreta e di fronte al gruppone di cronisti che attende l’arrivo del calciatore per testimoniare l’incontro.
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Il giorno dopo le prime pagine dei giornali non parleranno d’altro: Nedved a Torino per trattare con la Juventus. Gli costa la rottura con il mondo Lazio, ma all’ombra della Mole diventerà molto più che una bandiera. Diventerà il calciatore straniero con più presenze nella Signora, icona di juventinità da vent’anni. Da Pallone d’oro decise di rimanere a Torino per giocare in Serie B nella stagione 2006-07 e riportare la signora nella massima serie. Nel 2010 una volta chiusa la carriera da calciatore, entra nel Cda di Juventus, della quale diventa vice presidente dal 2015. E quel parco della Mandria è un pezzo indissolubile della sua esistenza.