La Juventus ha percorso una costante discesa dal punto di vista dei risultati all’interno della propria tournée americana. I bianconeri sono partiti fortissimo, battendo per 2-0 il Chivas nel primo impegno, proseguendo tutto sommato positivamente se ci si sofferma su risultato, prestazione complessiva ed avversario: 2-2 con il Barcellona. Il primo campanello d’allarme che l’opinione pubblica non vede l’ora di far suonare, riecheggia nella notte tra il 30 e il 31 luglio. Alle 4:00, ora italiana, inizia la terza ed ultima amichevole a stelle e strisce con il Real Madrid.
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Il bianconero della Juventus si scontra con il viola della seconda camiseta madridista, come se il ricordo di Cardiff 2017 non fosse già abbastanza nelle menti dei sostenitori della Vecchia Signora. Il risultato è analogo, la posta in palio nemmeno paragonabile: gli uomini di Allegri capitolano sotto i colpi di Benzema e Asensio – altro punto in comune con la famigerata finale, il giovane spagnolo. Ma, in un ambiente come quello attorno alla Juventus, divenuto giudice e giuria negli ultimi anni senza Scudetto, basta poco per scatenare la psicosi del pallone.
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Da Fagioli a Vlahovic: cosa resta di Real Madrid-Juventus
Real Madrid-Juventus è “solo” calcio di luglio? La risposta è sì, da qualunque angolazione la si vuol vedere. Il risultato conta poco e nulla, la prestazione è ciò che va analizzato davvero. Ma se è vero che i bianconeri hanno affrontato a viso aperto e con coraggio i campioni d’Europa per circa 60 minuti, è altrettanto indubbio che la squadra di Allegri si porta ancora dietro quell’atavico problema in fase realizzativa. Ed è qui che, nonostante sia ancora calcio di luglio, è impossibile chiudere gli occhi.

I guanti di Courtois sono stati scaldati poco e nulla, ha tremato la traversa sulla punizione di Bonucci e Kean si è sostituito al portiere dopo una capocciata di Bremer. Una produzione esigua persino nella maggior parte delle sfide di Serie A, impossibile dunque impensierire il Real Madrid. Tra le note positive della notte del Rose Bowl figura Nicolò Fagioli insieme a Locatelli, quest’ultimo indispensabile ad oggi dopo gli infortuni di Pogba e McKennie. Il rovescio della medaglia è nell’assoluta difficoltà a servire un Vlahovic a tratti isolato, a tratti fisiologicamente poco lucido in periodo di preparazione. Tutto il resto – le tragedie annunciate, la psicosi di cui sopra, il malessere per chi ancora non è arrivato sul mercato – lascia il tempo che trova. D’altronde, è solo calcio di luglio: no?