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L’essenza dello sport spesso è rappresentata dall’attesa sentitissima che anticipa i match più importanti, quelli che, teoricamente, potrebbero dare la svolta alla stagione in un senso o nell’altro. L’intrepida sensazione di curiosità che sta caratterizzando l’attuale settimana è rivolta nei confronti dell’anticipo che focalizzerà le attenzioni della Serie A, venerdì 13 gennaio alle ore 20:45, momento nel quale la capolista Napoli affronterà la seconda della classe, vale a dire la Juventus. Il percorso che ha portato entrambe le compagini allo scontro diretto ha fatto capire come le stesse si identificano in due identità calcistiche opposte, così come il trend vissuto da inizio stagione sembra distare anni luce uno dall’altra; eppure i risultati, il fattore che essenzialmente conta più di tutti, danno ragione ad entrambi i metodi di lavoro, impartiti dai rispettivi direttori d’orchestra, Luciano Spalletti e Massimiliano Allegri.

Juventus, confronto con il miglior attacco del torneo: Kvaratskhelia e Osimhen i principali pericoli
Nonostante 756 minuti di imbattibilità, che si protrae da 8 partite consecutive, la parola pericolo in casa Juventus continua a risuonare nelle menti bianconere. Il prossimo anticipo, infatti, non rispecchia solo uno scontro diretto importante contro la capolista Napoli, bensì ci sarà modo di sfidare anche il miglior attacco della Serie A. I 39 goal all’attivo identificano il gruppo di Luciano Spalletti come la formazione più prolifica all’interno dei confini nazionali. Numeri di riferimento che si avvalorano maggiormente se a ciò si aggiungesse il fatto che la squadra azzurra è anche quella con la media maggiore per conclusioni tentate (17,9 a partita), così come la media che rispecchia il numero di conclusioni dirette verso lo specchio di porta avversaria (6,1 a partita).
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Dati che testimoniano in maniera evidente come la capolista poggi la propria identità su un calcio offensivo, ricercando la predominanza nella trequarti campo avversaria e costringendo i propri avversari all’errore tra le proprie maglie difensive. Il gioco corale condotto dagli uomini di Spalletti, ha fin qui esaltato, e non poco, le caratteristiche dei propri attaccanti, emergendo come uno dei reparti migliori anche in campo europeo. Tra i protagonisti del club campano, quello che ha destato più impressioni, e che ha sorpreso la maggior parte degli addetti al lavoro, è stato Kvicha Kvaratshkelia. Il calciatore georgiano, semi-sconosciuto fino a qualche mese fa, ci ha impiegato tempo zero per integrarsi dapprima nei rodaggi di squadra, per poi adattarsi in maniera consistente al calcio italiano.

Dribbling ubriacanti, destro preciso e potente, arma di livello assoluto. Il classe 2001 ha incantato nella prima parte di stagione per l’estrema capacità di saltare l’uomo attraverso finte di successo, creando superiorità numerica negli ultimi metri. Quando, invece, ha accentrato il proprio raggio d’azione, partendo dalla corsia mancina, è stato letale anche attraverso conclusioni dalla distanza, distinte per egregia precisione e potenza. Tutt’al più solida la sua capacità di rifornimento nei confronti dei compagni di squadra, catalogandosi anche come un ottimo assist-man: i suoi numeri riferiscono di un calciatore in grado di mettere a referto 8 gol e 8 assist tra campionato e Champions League. Se la fase difensiva della Juventus teme le scorribande di Kvicha Kvaratshkelia, non dovrà però dimenticare che l’attacco del Napoli è consolidato dalla presenza del capocannoniere attuale del campionato, ovvero Victor Osimhen.
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L’attaccante nigeriano conta 10 gol in 13 partite, con una media realizzativa di una rete ogni 108 minuti di gioco. Presenza solida nell’area di rigore avversaria, ha affinato la sua precisione e il suo fiuto del gol, con una percezione che si avvicina sempre più ai migliori bomber di razza. La capacità di far male con entrambi i piedi, e di far prevalere la sua fisicità nel gioco aereo rappresenta un fattore che si sposa alla perfezione con il numero di palle gol create dalla propria squadra in ogni match. Inoltre, la velocità e la potenza sprigionata in accelerazione, garantiscono allo stesso Napoli un attaccante in grado di esaltarsi anche a campo aperto, laddove Victor Osimhen ha spesso avuto modo di soggiogare i difensori avversari.
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Napoli, il concetto di equilibrio retto da Lobotka: la solidità può essere minacciata

Il concetto di calcio offensivo viene retto da una fase di possesso di grande tecnica, organizzata ed improntata nei minimi dettagli. La capacità di costruire il proprio gioco parte fin dalle retrovie, laddove Meret e i difensori cercano di risalire il campo in maniera adeguata, la gestione della palla prende forma sulla metà campo, laddove la qualità nei fraseggi del Napoli esce fuori nelle azioni manovrate. Non è un caso che la squadra allenata da Luciano Spalletti prediliga la maggior percentuale di possesso (60,5%), e non sarà di certo una casualità se sempre gli Azzurri detengano il primato per totale di passaggi riusciti in Serie A.

Dalla fase offensiva, alla gestione del possesso, fino alla fase difensiva. Una delle priorità sulle quali l’allenatore toscano ha lavorato durante l’attuale stagione riguarda il concetto dell’equilibrio. La sfrontatezza con la quale l’armata partenopea si riversa nella metà campo avversaria, potrebbe essere pagato a caro prezzo, visto gli spazi concessi a campo aperto. E qui attraverso componenti come aggressione alta, riconquista immediata della palla, pressing offensivo e linea difensiva ben lontana dalla propria porta, il Napoli riesce nell’intento di essere una tra le migliori difese. La capacità di esprimersi nella doppia fase, sia di gestione che di contrasto, si identifica nelle prestazioni lodevoli di Stanislav Lobotka. Il centrocampista slovacco è il pendolo perfetto che consente di mantenere elevata l’efficacia del possesso e al contempo si riversa nella fase di copertura preventiva, durante la ripartenza avversaria.
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Una squadra che, per quanto descritto, non presenta grandi incertezze, o punti deboli, ma in realtà qualche difficoltà Zielinski e compagni spesso l’hanno presentata. Nonostante con 13 reti il Napoli è la seconda miglior difesa del campionato, spesso la fase difensiva dei campani è andata in affanno in fase di marcatura. Difatti è emerso come la retroguardia preferisca difendere con una linea alta, lontana dalla porta presieduta da Meret, laddove in qualche occasione non è risultata impeccabile. Inoltre la prima sconfitta stagionale contro l’Inter ha fornito un input interessante: nonostante la grande affidabilità garantita dalla coppia Rrhamani-Kim Min-Jae, se lasciati nell’uno contro uno a campo aperto, c’è la possibilità di poter creare situazioni interessanti. Situazioni nelle quali la Juventus proverà a creare più di qualche incertezza e fare la differenza nei confronti di una rivale che in casa, al Maradona, è sembrata una squadra ai limiti della perfezione.