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Il caso plusvalenze tiene banco e continuerà a farlo ancora a lungo in casa Juventus. Dopo la moltitudine di commenti arrivati da parte di avvocati ed esperti in diritto sportivo in generale, ecco finalmente le parole di Giuseppe Chinè, procuratore federale che aveva inizialmente chiesto 9 punti di penalizzazione (poi diventati 15), riportate nella giornata di oggi, domenica 22 gennaio, da La Gazzetta dello Sport: “Nelle stagioni al vaglio il club aveva perdite molto significative ma invece di mettere le mani in tasca e ripianarle ha creato plusvalenze fittizie che le hanno permesso di mettere soldi veri sul mercato e acquistare giocatori che poi ha schierato falsando la competizione sportiva”.
Juventus, Chinè a difesa degli altri club: “C’è chi ha venduto i gioielli di famiglia per ripianare i debiti”

Parole abbastanza chiare ed esaustive quelle pronunciate dal procuratore Chinè all’udienza davanti la Corte d’Appello riguardante il caso plusvalenze che ha visto nella Juventus l’unico club punito fino a questo momento. La Gazzetta dello Sport ha riportato le dichiarazioni del procuratore, che a difesa degli altri club di Serie A ha detto: “Ci sono altri club che a differenza della Juventus si sono trovati costretti a ripianare i propri debiti vendendo i propri gioielli di famiglia. Club che hanno ceduto calciatori da 20 gol a campionato e l’anno successivo hanno pagato dazio”.